- Ma... chi è costui che qui giunge e favella senza essersi presentato? Per quanto la tracotanza del nostro amico or ora arrivato sia stupefacente, ma di certo non fuori luogo, ciò nonostante non posso che trovarmi a ribadir quel che appena si è detto... Esiste la libertà perchè la misurazione interagisce con il sistema ed è perciò parte stessa degli eventi.. non mi par possibile allontanarsi da questo principio, pur sforzandomi!
Ed effettivamente l'innominato e sfuggente Eustarco stava subendo visibilmente lo sforzo di un costrutto mentale tutto arrovellato e complesso come solo può esserlo lo sguardo di una donna che si desidera: talvolta si riesce ad avere solo la consapevolezza di aver intuito lontanamente, quando anche i dettagli sono effimeri e sfocati. Era seduto, con aria balogia, sopra quel che rimaneva della catasta di legno, con un gomito appoggiato ad un ginocchio e l'altra mano a tracciare disegni e linee nell'aria, saltando ora su uno, ora sull'altro dei compresenti. Vestiva leggero nonostante il clima rigido (forse troppo rigido per il periodo, erano anni che non faceva così freddo, e così presto; ma si sa, l'uomo che è abituato alle sorprese non ha sorprese), ma la sua mole, unita alla sua foga, facevano avvampare notevolmente l'uomo, il quale non poteva nascondere due guance di un rosso vivo.
Demostene era alto, asciutto, appena stempiato, il che gli dava una immagine seria e matura, ma con la pelle fresca e rilassata, i suoi occhi erano tagli sottili che facevano trasparire emozioni profonde ma sincere, non era collerico, non era accidioso, amava i climi temperati, ma non aveva rancori verso i primi freddi autunnali, anzi elogiava il senso di serietà che portava alle cose, lodava il fatto che si potessero indossare vesti degne a cornice di ruoli o posizioni sociali. In particolare, amava dar risalto al suo ruolo di pensatore, e proprio per quello non si separava pressochè mai dal suo mantello vermiglio, chiuso al petto da un grosso nastro che si infilava sulla guida interna del colletto. Non si può dar arma più letale ad un pensatore della possibilità di muoversi liberamente.
Rimase fermo a guardare i due figuri, il buon Eustarco e poi il nuovo arrivato. Apparentemente, avrebbe potuto essere un affascinante scontro verbale, e in tutto questo Demostene era galvanizzato dalla possibilità di poter alluzzare i due figuri, guidandoli per concetti sconosciuti e potenti.
- Lei, buon amico appena arrivato, dice sagge parole, e dimostra profondità di pensiero e di riflessione; ma quel che le obietto è la sua incapacità di astrarre dagli schemi sociali ormai desueti e banali; son d'accordo con lei quando mi dice che l'osservazione interagisce con il sistema, ma ciò non toglie che la misurazione di un sistema fermo non altera lo stato delle cose, quel che basta è sapere il tempo zero, l'attimo di partenza; per quel che voglio dimostrare, la misurazione ad intervalli non ha per me alcun interesse; ciò che dico è che c'è determinismo, non che il sistema può essere compromesso da un agente esterno. Io stesso sono elemento di una catena di eventi che è partita mille e mille e mille anni fa, e che continuerà anche ben oltre la fine dell'uomo su questo mondo.
Vede, buon amico, lei mi dice che nel piccolo così come nel grande esiste una realtà libera poichè non liberamente controllabile, ma ciò che le rispondo (e badi bene perchè non è cosa facil alla comprensione, cosa che comunque accetto di buon grado) è che la sua decisione di interagire e misurare un evento ha la sua radice in una decisione presa dalla volontà di conoscere, questa volontà di conoscere arriva a sua volta da una formazione che le è stata involontariamente imposta, la stessa che, dovendo semplificare, le dice che il rosso è rosso e che lanciando un sasso prima o poi questo toccherà terra o che se mangio una mela da un cesto contenente quattro mele, ho con buona serenità la certezza che ve ne siano comunque ancora tre. Lei ragiona pensando che il misuratore sia un elemento esterno al sistema, e mio malgrado io le dico che si sbaglia. Lei crede che il pensiero stesso sia libero e rappresenti la libertà, ma non è altro che il risultato di un evento chimico e fisico, che ha le sue basi nella struttura neuronale, nei meccanismi di passaggio delle informazioni, nelle radici organiche. Lei, e come lei infiniti altri in infiniti posti e infiniti periodi storici, si illude di essere l'apice dell'autocoscienza dell'universo, il massimo grado di sviluppo esistente, e non è mia intenzione toglierle questa certezza, anzi le dico che può dormire sonni tranquilli se questo la aggrada, ma non posso tacere la mia volontà di dimostrazione che l'esistenza è (l'ho detto e lo ribadisco) un concetto sopravvalutato. Come può non capire che ciò che siamo non è altro che un evento fisico, siamo scatole infinitamente complesse (e nuovamente ribadisco: infinitamente complesse solo perchè la complessità va oltre le nostre possibilità di misurazione) al cui interno si muovono infinite palline (non infinite ma non sottolineerò ulteriormente questo assunto).
Eustarco aveva deciso di abbandonare questo scontro dialettico poichè non si sentiva all'altezza, ma riponeva inconsciamente grandi speranze sul nuovo arrivato, e scandiva l'attesa di una ribattuta sfregandosi le mani e guardando i figuri saltando continuamente con gli occhi da una parte dall'altra, guardando entrambi dal basso data la sua posizione seduta sulla catasta di legna.
Erano su uno spiazzo di ghiaia ai limiti di un bosco, vicini all'inizio del declivio della valle che dava ad ovest e veniva illuminata quasi orizzontalmente dagli ultimi barlumi di luce di un sole che si stava tuffando velocemente verso il giorno delle terre oltre l'orizzonte. Opposto al limite del bosco c'era una casetta di legno, tenuta estiva del buon Demostene, il quale raramente riceveva visite e ancora più raramente si era trovato in compagnie più numerose di due persone in quel suo personale rifugio.
Demostene non rifuggiva la folla, amava colloquiare e confrontarsi. Nonostante questo, prediligeva la sua piccola casa isolata, tranquilla e silenziosa, dove poteva riflettere in pace. Non stava accettando di buon grado questa intrusione nei suoi spazi personali. Eppure, questo diverbio di visioni, argomentate da basi ragionate, lo stimolava.
- Davvero... davvero penso che dovrebbe rivedere la sua posizione. Le sue idee nascono da una forma di amor proprio, una normale reazione che comunque si basa su strutture cerebrali, un'impostazione che è insita nel nostro essere, un sentimento di grande considerazione verso se stessi: credere che in realtà l'autocoscienza sia l'espressione di una libertà assoluta, libertà dalla causa/effetto, libertà dalle logiche deterministiche. Ma non si faccia prendere in inganno. Uso spesso una similitudine che a mio avviso rende schietta e sincera la spiegazione: prenda una scatola, tonda, semplice, con un coperchio. Metta delle palline all'interno della scatola e la chiuda. Essendo cilindrica, se dovesse far girare la scatola questo porterebbe a spostare le palline all'interno in senso circolare. Bene, lo faccia, apra la scatola, metta le palline, chiuda la scatola, la faccia girare e appoggi la scatola su una superficie. Esternamente nulla è visibile, eppure dentro c'è del movimento. Lei mi direbbe mai che dentro quella scatola c'è vita? probabilmente no. E se aprendo la scatola le palline all'interno avessero ancora abbastanza quantità di moto da fare in modo che una pallina uscisse, lei cosa direbbe? sarebbe forse eccessivo ammettere che la scatola interagisce con l'ambiente esterno? mi potrebbe forse dire che in realtà è il risultato di una forza applicata esternamente, e io le direi: ma vede bene anche lei che persino noi, esseri (come ci piace definirci) viventi, per muoverci abbiamo bisogno di fattori esterni, quali l'aria o il cibo. E quindi le chiedo: che differenza c'è? Perché mai dovremmo porci così sopra tutte le strutture e celebrarci da soli come principi dell'esistenza?
Lei crederà che il mio esempio sia sciocco e fuori luogo, semplicistico e ottuso, ma quel che le rispondo è: si prenda il suo tempo e ci rifletta sopra. Quel che noi stessi chiamiamo complesso è comunque risultato di innumerevoli ingranaggi.
Detto questo, si voltò e si diresse verso casa, facendo cenno ai due di seguirlo.
- Vi avverto - disse - in casa c'è Pamplona, il mio fedele labrador. Non è pericoloso, non abbiate timore, solo è molto affettuoso.
Entrarono, e come misero piede in casa suonò il telefono, Demostene si scusò con i due e si allontanò per andare a rispondere, lasciando i due soli in salotto. Eustarco l'irricordabile era sul punto di prendere la parola, quando in quel preciso istante qualcuno bussò.