martedì 22 settembre 2015

Cosa ne sa il tempo del tempo

Gli anni passarono leggeri sul nostro Demostene, e come a far dispetto gli anni cominciarono persino a correre sempre più veloci. Ma comunque sempre più leggeri.

E fu in quel giorno, quando si sedette su quella sedia del colore che preferite, nel posto che più vi piacerebbe fosse l'ambientazione, in un tempo regalato alla pazzia, li stava seduto il saggio Demostene. Gli anni avevano cominciato a correre davvero troppo, al ritmo di 4 o 5 ogni settimana, il che continuava a rendere i documenti del filosofo continuamente scaduti. E questa era diventata una scocciatura. Non poteva guidare, non poteva fare alcun documento perché la carta d'identità era sempre scaduta. Niente conto in banca. Quindi si arrese e si sedette, su quella sedia li, la solita di prima. Era sera, questo lo sappiamo. L'ora precisa è quella che a voi ricorda un bacio ricevuto, proprio in quell'ora della sera, quindi sentite? un'atmosfera calda, che fa rilassare i muscoli, metteteci un soffio di gelsomino nell'aria, ecco. Così. Ora si, tutto il resto mettetelo voi: il fianco dolce, al sole, che scende, di una collina? Uno sterminato campo appena trebbiato? Il tetto del più alto palazzo della città dove solo voi avete accesso? Guardando fuori dal finestrino di un aereo? (Allora togliete la punta di gelsomino dall'aria però).

Non importa, non conta. Perché qualsiasi tempo, qualsiasi luogo, qualsiasi persona per qualsiasi ragione, non importano. 

Seduto lì, si girò, vi guardó, disse.
"Come posso io spiegarvi? Come posso? Dovrei fare sunto di decenni di riflessioni e modelli... Dovrei parlarvi del tempo, dello spazio, del perché e del perché no, dell'esistenza, della complessità e dei numeri e dei sistemi talmente elevati che anche solo il numero delle cifre del numero che è il numero delle cifre di un terzo numero beh ecco sarebbe ancora inconcepibilmente troppo grande per poterlo capire. Eppure esiste ed è determinato e non è un numero a caso. È li. Ma tutto è troppo grande e il sistema è complesso. Ma se vorrete, davvero, se vorrete ne parleremo assieme. Seguendo i miei percorsi e senza perdersi su questioni secondarie che eventualmente affronteremo alla fine. 
È un cammino senza curve, ed è tutto in salita: richiede grande capacità di astrazione, nessun vincolo troppo morale, destrezza nel mettere in dubbio i continui luoghi comuni, piccoli e grandi.
È un cammino di sacrificio ma anche di illuminazione. E dopo l'illuminazione sarà la vostra anima più intima a guidarvi, la vostra struttura più resistente, il vostro vero io. 

Orsù quindi, volete sapere?"

Colpo di vento delicato ma deciso, denso ciuffo di capelli, un'onda sale e pepe, onda su... Onda giù. Sguardo sereno e arrendevole. Occhi pieni di una consapevolezza intrisa di tristezza. 

Quindi, volete sapere?


Ten Bells



mercoledì 8 aprile 2015

Uno a tre, metti su l'acqua

Il postino contro i nostri tre.
La raccomandata contro tre missive misteriose.
Il principio di indeterminazione ci dice che dentro quelle lettere potrebbe esserci di tutto, ma la loro esistenza sarà delineata, marcata, determinata e infine creata solo nel momento in cui il destinatario aprirà effettivamente la busta.
Il principio di indeterminazione sembra essere il lascia passare per qualsiasi tipo di libertà: non esiste finchè l'uomo non la determina.

Consegnato il malloppo il postino salutò frettolosamente i presenti e si dileguò.
Nel frattempo anche Demostene era tornato, ed era visibilmente scosso. Eustarco porse le lettere e al contempo chiese con il massimo tatto: "mio buon amico cosa è accaduto? chi era al telefono e cosa ti disse?"

Demostene si sedette e guardando prima uno poi l'altro dei convenuti disse: "pare che abbiano veramente trovato la fine del mondo. Al telefono era un mio carissimo amico che lavora a Ginevra, al CERN. Beh, è successo che durante un esperimento, durante le misurazioni, si siano accorti che la terra sia piatta e che sia il sole a ruotarci attorno. La cosa è quanto mai assurda, davvero. Non sono capace di darne una spiegazione decente e che mi dia nuovamente pace nell'animo".

I due che avevano ricevuto il postino erano parimenti sorpresi e la cosa non poteva certo essere presa alla leggera, anche se evidentemente nessuno in quel salotto aveva la più vaga idea di quale potesse essere questo micidiale esperimento e in che modo questo avesse portato a trarre delle conclusioni così impegnative.

Ma tra i due, non Eustarco ma il misterioso silenzioso e nuovo arrivato era quello meno sorpreso.
Egli perciò ruppe l'incertezza e disse: "miei cari amici, a dir il vero non sono così sorpreso quanto voi, e vorrei a questo punto cogliere l'occasione per chiarirvi la mia presenza qui, chi sono io e cosa sono venuto a riferirvi. I vostri discorsi e le vostre elucubrazioni sono assolutamente affascinanti e potrei stare ore a disquisire con voi; pur tuttavia tempus fugit e mi trovo nell'imbarazzante ambasciata di dover dire ciò che è mio dovere e, come rapida successione, congedarmi da voi in quanto già altrove mi aspettano e la giornata sta velocemente volgendo al termine. Ma lasciatemi dire un'ultima cosa, prima di espletare i miei doveri di legato: per quanto il nostro amor proprio ci porti a considerarci unici e all'apice dell'evoluzione di tutto l'universo, tuttavia capisco in modo profondo le obiezioni portate dal buon Demostene..." Poi con tono più informale e con voce leggermente più flebile appuntò: "... tra l'altro, caro Demostene, lei mi ricorda un pò Sherlock Holmes, e il suo caro Eustarco pare il fido Watson... che ci sia un canone nella costruzione di personaggi inventati? parrebbe di si, ma questo è un altro discorso".
Continuò. "Dicevo, si, è vero ciò che dice, lo capisco e lo approvo. Ma esistono forse 2 piani separati, distinti, lungo i quali l'uomo si muove, tra i quali si sviluppa l'esistenza. Il primo è il piano ontologico, cioè quello della mera e semplice esistenza delle cose, che è guidato dalla fisica e dalla chimica. L'altro aspetto è quello della psicologia, che governa i comportamenti umani. La verità non sta da una parte o dall'altra, e men che meno in medio stat virtus (non me ne voglia il buon Aristotele... col quale, perdonate il tedio che vi arreco dicendovelo, dovrò giocare tra l'altro a backgammon martedì sera e vi assicuro che è un avversario davvero notevole). La verità sta in entrambe le parti perchè entrambe sono colonne della stessa struttura. Anzi, dovendola mettere come un paragone, la colonna è unica ed è formata da cemento ed acciaio. Il cemento che resiste alla pressione è la fisica, mentre l'acciaio che ben si adatta alle torsioni e agli stimoli ambientali è la psicologia. Concludo: abbiamo dignità di definirci umani perchè siamo macchine affascinanti, profonde e stupefacenti, e talmente complesse che non possiamo essere misurate in alcun modo, ci muoviamo spinti da infiniti stimoli e rappresentiamo noi stessi degli stimoli per gli altri. Amiamo, odiamo, vogliamo, neghiamo, e tutto è affascinante e poliedrico. E il fatto che sia solo il risultato di una causa effetto non toglie dignità al tutto. Ma non nega nemmeno proprio la causa-effetto. Siamo stupende macchine che si muovono su una pista infinitamente lunga: questa è la mia considerazione per sintetizzare questi mille e contrastanti aspetti.
Detto questo, sono infine libero di dirvi ciò che mi ha spinto fino a qua: Cianni il marmista ha finito le statue per la chiesa e farà una festa stasera in piazza con il parroco, tutta la cittadinanza è invitata, ci saranno anche pizzette di pasta sfoglia.
Ve saluto e ve ringrazio, forza Roma abbasso 'a Lazio". 

E detto questo si congedò. I nostri due si guardarono un pò storditi e un pò sorpresi. Demostene sentenziò: "ma tu guarda se questo deve tenere per la Roma".
"Embè?" rispose a tono Eustarco. La faccenda si stava facendo critica tra i due.

Durante il confronto dialettico e calcistico Demostene aprì una delle 3 buste misteriose, e dentro ci trovò la gamba di un tavolo. "Ma cosa non si inventano per farsi pubblicità questi mobilifici". "Non divaghiamo! Grande Giove!" rispose accorato e tutto rosso in faccia Eustarco.
La seconda busta conteneva una busta, dentro alla quale c'era una lettera scritta a mano al cui interno c'era una busta, al cui interno c'era la terza busta consegnata dal postino. E all'interno di questa busta c'era infine l'acerrimo rivale di Demostene, che più e più volte ebbe da ridire durante i discorsi tenuti all'agorà, che innumerevoli volte aveva sfidato il nostro a duelli verbali e logici e che mai gettava la spugna.

Il quale esordì: "Demostene, hai un bel divano te lo concedo, ma orsù dimmi: è anche comodo?"
Demostene non sapeva cosa dire, la giornata era stata davvero intensa. Deciso a prendere fiato, egli rispose così: "Non sei e non sarai mai ben accetto in casa mia fintanto che resterai delle tue posizioni, ma ti rispetto come oratore e sfidante. Vediamoci stasera all'inaugurazione delle nuove statue della chiesa scolpite da Cianni, pare siano davvero molto belle. Li potremo discutere pubblicamente così che la gente sappia chi ha ragione e chi torto".
"Così sia dunque" risposte l'altro, e se ne andò sbattendo la porta.

Era tempo di farsi un the e mettere su l'acqua per la pasta, mancavano poche ore all'inaugurazione.

mercoledì 18 febbraio 2015

Rodaggio

Quante volte possono bussarti alla porta?

Il postino una volta al massimo, anche se la solita massima dice "due". Ci sono poi le varie occasioni riguardanti aspirapolveri, divinita' e movimenti politici/culturali. Ma la porta ormai e' una soglia che ti fissa, invalicabile.

In compenso abbiamo nastri che tempestano il nostro telefono di offerte internet illimitate.

Demostene ed Eustarco erano tediati da questa brutta piega delle cose. Una porta e' per gli ospiti, non per arruolamenti. Il telefono deve portare informazioni, non promozioni commerciali. Come si poteva intravedere, in queste piccole pieghe della realta', l'affermazione dei principi dell'uno o dell'altro?

Alla porta Demostene accolse il postino, ricevendo per conto di Eustarco una raccomandata e 3 misteriose missive. Il cane intratteneva il padrone nella sala adiacente; il nuovo arrivato si appoggio' alla parete di mezzo, evitando di proferire verbo, sentendosi in parte accetto e in parte intruso.

Se e' vero che tutto e' predestinato e infallibile, calcolabile, predicibile, che senso ha dunque la vita, la nostra fatica nel remare su una barca immersa nel nulla? Se Demostene era nel vero, neanche la domanda stessa aveva piu' importanza. D'altronde Eustarco pareva paladino di una causa persa in maniera dichiarata, per di piu' illogica. Come puo' un filosofo vincere la filosofia stessa?

Tutte queste domande dimostravano per lo meno una parvenza di indeterminazione nel reale. Se tutto cio' che ci circonda e' eco lontana dell'Essere unico astratto del mondo delle idee, allora anche nell'iperboreo doveva esserci la fonte prima di questo dubbio.

Il cane fisso' curioso il nuovo arrivato. Come lo strano riflesso d'uno specchio, restava immobile, in attesa, placido nella sua posa canina della cuccia. Era sereno.

Da qualche parte, nella lontana grecia, un orologio ad acqua scandiva gli attimi di quegli eventi distanti, immutabili nella propria sequenza computazionale.

Era l'ora di prendere una strada. Scegliere una via e scalare quel monte.

Era l'ora di bussare ad una nuova porta, con il proprio aspirapolvere filosofico.


martedì 30 settembre 2014

Scatole e tè caldo

- Ma... chi è costui che qui giunge e favella senza essersi presentato? Per quanto la tracotanza del nostro amico or ora arrivato sia stupefacente, ma di certo non fuori luogo, ciò nonostante non posso che trovarmi a ribadir quel che appena si è detto... Esiste la libertà perchè la misurazione interagisce con il sistema ed è perciò parte stessa degli eventi.. non mi par possibile allontanarsi da questo principio, pur sforzandomi!
Ed effettivamente l'innominato e sfuggente Eustarco stava subendo visibilmente lo sforzo di un costrutto mentale tutto arrovellato e complesso come solo può esserlo lo sguardo di una donna che si desidera: talvolta si riesce ad avere solo la consapevolezza di aver intuito lontanamente, quando anche i dettagli sono effimeri e sfocati. Era seduto, con aria balogia, sopra quel che rimaneva della catasta di legno, con un gomito appoggiato ad un ginocchio e l'altra mano a tracciare disegni e linee nell'aria, saltando ora su uno, ora sull'altro dei compresenti. Vestiva leggero nonostante il clima rigido (forse troppo rigido per il periodo, erano anni che non faceva così freddo, e così presto; ma si sa, l'uomo che è abituato alle sorprese non ha sorprese), ma la sua mole, unita alla sua foga, facevano avvampare notevolmente l'uomo, il quale non poteva nascondere due guance di un rosso vivo.
Demostene era alto, asciutto, appena stempiato, il che gli dava una immagine seria e matura, ma con la pelle fresca e rilassata, i suoi occhi erano tagli sottili che facevano trasparire emozioni profonde ma sincere, non era collerico, non era accidioso, amava i climi temperati, ma non aveva rancori verso i primi freddi autunnali, anzi elogiava il senso di serietà che portava alle cose, lodava il fatto che si potessero indossare vesti degne a cornice di ruoli o posizioni sociali. In particolare, amava dar risalto al suo ruolo di pensatore, e proprio per quello non si separava pressochè mai dal suo mantello vermiglio, chiuso al petto da un grosso nastro che si infilava sulla guida interna del colletto. Non si può dar arma più letale ad un pensatore della possibilità di muoversi liberamente.
Rimase fermo a guardare i due figuri, il buon Eustarco e poi il nuovo arrivato. Apparentemente, avrebbe potuto essere un affascinante scontro verbale, e in tutto questo Demostene era galvanizzato dalla possibilità di poter alluzzare i due figuri, guidandoli per concetti sconosciuti e potenti.
- Lei, buon amico appena arrivato, dice sagge parole, e dimostra profondità di pensiero e di riflessione; ma quel che le obietto è la sua incapacità di astrarre dagli schemi sociali ormai desueti e banali; son d'accordo con lei quando mi dice che l'osservazione interagisce con il sistema, ma ciò non toglie che la misurazione di un sistema fermo non altera lo stato delle cose, quel che basta è sapere il tempo zero, l'attimo di partenza; per quel che voglio dimostrare, la misurazione ad intervalli non ha per me alcun interesse; ciò che dico è che c'è determinismo, non che il sistema può essere compromesso da un agente esterno. Io stesso sono elemento di una catena di eventi che è partita mille e mille e mille anni fa, e che continuerà anche ben oltre la fine dell'uomo su questo mondo.
Vede, buon amico, lei mi dice che nel piccolo così come nel grande esiste una realtà libera poichè non liberamente controllabile, ma ciò che le rispondo (e badi bene perchè non è cosa facil alla comprensione, cosa che comunque accetto di buon grado) è che la sua decisione di interagire e misurare un evento ha la sua radice in una decisione presa dalla volontà di conoscere, questa volontà di conoscere arriva a sua volta da una formazione che le è stata involontariamente imposta, la stessa che, dovendo semplificare, le dice che il rosso è rosso e che lanciando un sasso prima o poi questo toccherà terra o che se mangio una mela da un cesto contenente quattro mele, ho con buona serenità la certezza che ve ne siano comunque ancora tre. Lei ragiona pensando che il misuratore sia un elemento esterno al sistema, e mio malgrado io le dico che si sbaglia. Lei crede che il pensiero stesso sia libero e rappresenti la libertà, ma non è altro che il risultato di un evento chimico e fisico, che ha le sue basi nella struttura neuronale, nei meccanismi di passaggio delle informazioni, nelle radici organiche. Lei, e come lei infiniti altri in infiniti posti e infiniti periodi storici, si illude di essere l'apice dell'autocoscienza dell'universo, il massimo grado di sviluppo esistente, e non è mia intenzione toglierle questa certezza, anzi le dico che può dormire sonni tranquilli se questo la aggrada, ma non posso tacere la mia volontà di dimostrazione che l'esistenza è (l'ho detto e lo ribadisco) un concetto sopravvalutato. Come può non capire che ciò che siamo non è altro che un evento fisico, siamo scatole infinitamente complesse (e nuovamente ribadisco: infinitamente complesse solo perchè la complessità va oltre le nostre possibilità di misurazione) al cui interno si muovono infinite palline (non infinite ma non sottolineerò ulteriormente questo assunto).

Eustarco aveva deciso di abbandonare questo scontro dialettico poichè non si sentiva all'altezza, ma riponeva inconsciamente grandi speranze sul nuovo arrivato, e scandiva l'attesa di una ribattuta sfregandosi le mani e guardando i figuri saltando continuamente con gli occhi da una parte dall'altra, guardando entrambi dal basso data la sua posizione seduta sulla catasta di legna.

Erano su uno spiazzo di ghiaia ai limiti di un bosco, vicini all'inizio del declivio della valle che dava ad ovest e veniva illuminata quasi orizzontalmente dagli ultimi barlumi di luce di un sole che si stava tuffando velocemente verso il giorno delle terre oltre l'orizzonte. Opposto al limite del bosco c'era una casetta di legno, tenuta estiva del buon Demostene, il quale raramente riceveva visite e ancora più raramente si era trovato in compagnie più numerose di due persone in quel suo personale rifugio.

Demostene non rifuggiva la folla, amava colloquiare e confrontarsi. Nonostante questo, prediligeva la sua piccola casa isolata, tranquilla e silenziosa, dove poteva riflettere in pace. Non stava accettando di buon grado questa intrusione nei suoi spazi personali. Eppure, questo diverbio di visioni, argomentate da basi ragionate, lo stimolava.

- Davvero... davvero penso che dovrebbe rivedere la sua posizione. Le sue idee nascono da una forma di amor proprio, una normale reazione che comunque si basa su strutture cerebrali, un'impostazione che è insita nel nostro essere, un sentimento di grande considerazione verso se stessi: credere che in realtà l'autocoscienza sia l'espressione di una libertà assoluta, libertà dalla causa/effetto, libertà dalle logiche deterministiche. Ma non si faccia prendere in inganno. Uso spesso una similitudine che a mio avviso rende schietta e sincera la spiegazione: prenda una scatola, tonda, semplice, con un coperchio. Metta delle palline all'interno della scatola e la chiuda. Essendo cilindrica, se dovesse far girare la scatola questo porterebbe a spostare le palline all'interno in senso circolare. Bene, lo faccia, apra la scatola, metta le palline, chiuda la scatola, la faccia girare e appoggi la scatola su una superficie. Esternamente nulla è visibile, eppure dentro c'è del movimento. Lei mi direbbe mai che dentro quella scatola c'è vita? probabilmente no. E se aprendo la scatola le palline all'interno avessero ancora abbastanza quantità di moto da fare in modo che una pallina uscisse, lei cosa direbbe? sarebbe forse eccessivo ammettere che  la scatola interagisce con l'ambiente esterno? mi potrebbe forse dire che in realtà è il risultato di una forza applicata esternamente, e io le direi: ma vede bene anche lei che persino noi, esseri (come ci piace definirci) viventi, per muoverci abbiamo bisogno di fattori esterni, quali l'aria o il cibo. E quindi le chiedo: che differenza c'è? Perché mai dovremmo porci così sopra tutte le strutture e celebrarci da soli come principi dell'esistenza?
Lei crederà che il mio esempio sia sciocco e fuori luogo, semplicistico e ottuso, ma quel che le rispondo è: si prenda il suo tempo e ci rifletta sopra. Quel che noi stessi chiamiamo complesso è comunque risultato di innumerevoli ingranaggi.

Detto questo, si voltò e si diresse verso casa, facendo cenno ai due di seguirlo.
- Vi avverto - disse - in casa c'è Pamplona, il mio fedele labrador. Non è pericoloso, non abbiate timore, solo è molto affettuoso.
Entrarono, e come misero piede in casa suonò il telefono, Demostene si scusò con i due e si allontanò per andare a rispondere, lasciando i due soli in salotto. Eustarco l'irricordabile era sul punto di prendere la parola, quando in quel preciso istante qualcuno bussò.

giovedì 18 settembre 2014

Primo turno

Personaggio accese la sua luce al neon, illuminando i due illustri filosofi. Appoggiandosi su un cumolo di legna fece un colpetto di tosse, pulì gli occhiali, e quindi li inforcò nuovamente sul naso, prendendo così la parola.
 - Se posso dire la mia, vi mancano alcune nuove scoperte legate alla fisica quantistica, che danno tutto un altro aspetto alla realtà e al destino. Certo, conoscendo tutti i dati di un sistema è possibile prevederne il futuro, ma il punto è che è impossibile conoscerli tutti, i dati. - Quindi si alzò di corsa, per evitare che il crollo della legna sotto di lui lo avesse fatto cadere a terra di culo e schiena.
Demostene si mosse sbraitando - Ma cosa farfugli, tu, che vieni qui a farci cadere la legna! Ecco, sposta di qua quel mucchio...
- Eppure è così. Per quanto possiamo essere bravi nei calcoli e pieni di informazioni, ci sarà sempre qualche cosa che ci è sconosciuta o che non comprendiamo, che cade fuori dalle nostre previsioni, e che rende il tempo imprevedibile. La scelta ha sempre un'importanza fondamentale. A livello atomico, noi non possiamo avere tutte le informazioni sulla forma e lo stato energetico di un atomo, per il semplice fatto che l'indagine di un qualcosa ne altera lo stato.  L'osservatore scientifico ha sempre un'importanza enorme nell'esperimento, e questo si è sempre saputo, ma quello che ci risulta difficile da capire fino in fondo è che l'atto stesso di osservare modifica l'oggetto - e questo, a parer mio, è vero tanto nel piccolo, che nel grande. - Personaggio prese a rimettere in ordine i nani di gesso.
L'altro filosofo di cui mi sfugge il nome guardò Personaggio con la faccia tipica dei vecchi fuori dalla posta che si sentono inseguiti.
- Ma...

L'attimo era pregno di attesa.

martedì 9 settembre 2014

Due attori e mezzo

Finché ad un certo punto non si stancó.
Appoggió l'accetta e si rimise i guanti. Era già quasi il tramonto e il freddo gli stava intorpidendo le mani. Prese un boccale di idromele e lo bevve tutto d'un colpo. Amava il suo idromele, primo perche l'aveva fatto lui, e poi era tanto dolce quanto efficace nel ravvivare il fuoco nel caminetto. 
Demostene si giró quindi verso Eustarco ed esclamò: "io qua lo affermo e passeranno anni, fidati, generazioni intere prima che qualcuno possa cogliere ciò che ti sto per dire: il concetto stesso di esistenza è profondamente sopravvalutato. Ci sforziamo di cogliere il senso della vita, quando anche la più semplice azione non è altro che l'effetto di una causa! Ma pensaci! Rifletti! Se pongo una sfera di marmo su un tavolo, e poi prendo una seconda sfera e la faccio rotolare fintanto che essa non colpirà la prima sfera, ecco che se conoscessi posizione, peso e direzione delle sfere potrei dedurre il loro stato d'essere in ogni singolo istante e potrei dedurne persino la posizione finale! Cos'altro ti serve per comprendere? Capisci quale sia perciò la struttura di ciò che diciamo di vedere?" 
Eustarco era una persona riflessiva. Non aveva la velocità d'astrazione di Demostene, ne la sua notevole capacità di distacco dalle strutture socialmente condivise, ciononostante nella sua lentezza sapeva imprimere grande forza e ordine, sicché sapeva far di ragion una grand'arma, quand'anco questa non fosse già uno scudo. "Amico mi vien da dirti che ti sbagli. Tu dai per cosa da poco il libero arbitrio, lo svendi facendotelo pagare quel che si paga per un fischietto d'ebano. Esso invece racchiude e imprime la forza della libertà alle azioni umane, mescolandosi li col fato dove l'occhio non può più vedere strutture o armonie. La libertà della scelta non può essere imbrigliata come fanno i grandi padroni dell'urbe con i fiumi che scorrono su letti immutabili, e da li non escono."
Demostene più volte aveva cercato di ricondurre l'amico alla convergenza più pacifica degli intenti, e anche stavolta non di meno non si perse d'animo. "Buon compagno, tu confondi la più elevata complessità che può racchiudersi in un attimo della vita dell'universo con la libertà, ma cadi in errore. Un'infinita (anche se infinita non è) complessità non ti porta a realizzare la libertà. Solo perché il nostro modello è troppo complesso per poter essere appreso appieno non significa che non sia comunque un sistema chiuso dove tutto è vincolato dalla causa e dal suo effetto. E cos'è allora la libertà? Cos'è la coscienza? Cos'è la scienza stessa?" 
Di replica: "Oh ma se così fosse allora saremmo posti di fronte ad uno scontro tra fedi, tu credi nella totale assenza di libertà, credi che la scienza sia il libro che contiene i paradigmi che misurino tutto il reale, mentre io credo nel cuore, nello spirito, nella libertà, nella crescita e nello scontro, così come credo negli Dei e credo nel destino beffardo e inintelligibile... Ed essendo uno scontro tra fedi differenti, queste hanno parimenti importanza e dignità, e da questo scontro mai ci sposteremo, si apra la terra se non fosse così".
"Mio caro amico, ciò che dici non può esser più distante dal vero, poiché la mia fede spiega la tua, ma non si può dire lo stesso nel senso opposto. E allora io affermo con smorfiosa saccenza la superiorità del mio sistema, e non oltre parlerò."

Quand'ecco che un terzo figuro comparve sulla scena. Forse era immobile lì sul bordo del palco di questo spettacolo già da un po', ma solo in quel momento i nostri si accorsero di questa platea silenziosa.
E dopo qualche istante di riflessivo silenzio, questi debuttó.